Sky, Brailsford punta i giovani: ma a loro conviene?

La Sky è davvero la miglior soluzione per un corridore promettente? Annunciando l’arrivo di tre degli U23 più talentuosi del gruppo nell’arco di 24 ore, la formazione britannica si è imposta sul CicloMercato, dando l’impressione di lasciare agli altri solo le briciole. Con gli arrivi di Egan Bernal e Pavel Sivakov lo squadrone di Dave Brailsford promette di poter continuare ad impressionare nei grandi giri ancora a lungo, mentre con l’arrivo del coriaceo Kristoffer Halvorsen sono le volate e le classiche del nord (quelle che più di tutte mancano allo straordinario palmarès del team) ad essere messe nel mirino. Giovanissimi, questi corridori rappresentano quanto di più promettente offre attualmente il panorama dilettantistico internazionale, ma la scelta di approdare al Team Sky è davvero la migliore per un giovane?

Lo stile di preparazione così aggressivo e le necessità che ne conseguono, possono rendere ancora di più in un giovane, oppure possono essere controproducenti? Una risposta univoca sembra difficile esserci, si tratta principalmente di una questione personale e di carattere del singolo corridore. Alla Sky non sono degli sprovveduti e sanno che fisicamente non si può portare all’estremo il corpo di un ragazzo prima che sia arrivato alla sua maturazione fisica, ma è sull’aspetto psicologico che bisognerà vedere.

La totale abnegazione di Chris Froome è qualcosa se non di irripetibile, comunque di molto raro, come dimostra anche l’esperienza con Bradley Wiggins, il cui approccio allo sport, alla vittoria (e alla vita stessa) è ben diverso. Provare ad abituare qualcuno sin dai suoi primi anni a questo stress potrebbe essere la soluzione. Qualcosa che tuttavia sinora non sembra essere riuscito ai tecnici della squadra, i cui giovani non sembrano aver sinora mai reso quanto sperato, in alcuni casi forse anche troppo chiusi dalle gerarchie interne.

Un mix di situazioni che sino a questo momento non ha visto le nuove leve dello squadrone britannico rendere quanto sperato. Nel 2010, anno di fondazione, la grande promessa si chiamava Edvald Boasson Hagen. Restato in squadra sino al 2014, il norvegese non ha mai convinto del tutto con quella maglia, sfiorando il colpaccio iridato nel 2011, anno in cui conquistò anche la Vattenfall Cyclassics, ma cominciando in quel periodo ad affrancarsi dell’etichetta di eterno incompiuto che ancora si porta addosso. Tra i giovani Under23 che hanno firmato nel tempo con la squadra anche Davide Appollonio, la cui carriera non è propriamente mai sbocciata, ma soprattutto altri talenti per le corse a tappe come Ian Bowsell, Joshua Edmonson e Joe Dombrowski non sono mai davvero riusciti ad eprimersi con la maglia della squadra.

Altri stanno al momento facendo piuttosto bene, Gianni Moscon in primis, passando per Sebastian Henao e Luke Rowe, tutti ancora giovani, ma anche i casi di Salvatore PuccioPeter Kennaugh e Ian Stannard, fondamentali nelle dinamiche di squadra, ma senza essere sinora mai riusciti a concretizzare il salto di qualità, lasciano ancora spazio a qualche dubbio. Un po’ più grande sin dal suo arrivo in squadra era Geraint Thomas, le cui doti sono evidenti a tutti, ma al quale, al momento, manca ancora la grande affermazione che ne cambi lo status in gruppo in maniera tangibile.

D’altro canto, il tempo passa e i capitani di oggi non potranno restare a lungo tali anche domani. Se sinora si è soprattutto dunque lavorato sul presente, una volta che questo è ben radicato e costruito come appare essere quello soprattutto di Chris Froome, chiaramente l’emblema del team, si può provare a costruire alla sua ombra. In pieno supporto a lui, ma anche pensando alla sua eredità con la quale tra non moltissimo bisognerà ineluttabilmente fare i conti. In tal senso vanno dunque anche viste le nuove manovre di una squadra che vuole continuare a vincere nel futuro, non solo prossimo, ma, soprattutto, remoto.

“Stiamo costruendo un eccezionale gruppo di lavoro – commenta Brailsford annunciando i tre nuovi arrivi – Non ho dubbi che avranno un grande impatto e saranno una parte importante del nostro futuro. Penso abbiano scelto di venire al Team Sky perché sanno che la nostra squadra è un posto in cui possono far sbocciare al meglio il proprio potenziale, raggiungere i propri obiettivi e far parte di una cultura vincente. Credo che il gruppo di ragazzi che stiamo costruendo, composto da corridori internazioneli e da altri che abbiamo cresciuto in casa, rappresenti il miglior futuro che potremmo avere come Team Sky”.

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